Mario Draghi-Bce: la grande truffa del quantitative easing

imagesCari amici, io sono tutto meno che un esperto di finanza, nel senso dei dettagli del funzionamento tecnico di quei meccanismi. Quindi, per darvi qualche notizia su quella che comunque, d’acchito, appare una rozza ma grossa birbonata, il quantitative easing (QE) appena varato dal presidente della BCE Mario Draghi, ho fatto per voi una ricerca in rete, che vado a presentarvi. Stavolta non mi ha soddisfatto l’analisi del buon Phastidio.net, che ho scoperto recentemente e del quale peraltro mi sono avvalso più volte con soddisfazione. Mi sono allora rivolto ad altre fonti. Innanzitutto, che cos’è la Banca Centrale Europea? Wiki dice che

La Banca centrale europea (BCE o ECBEuropean Central Bank – inlingua inglese) è la Banca centrale incaricata dell’attuazione della politica monetaria per i diciannove paesi dell’Unione europea che hanno aderito all’euro e che formano la cosiddetta “Zona euro” o “area dell’euro”. A partire dal 1º gennaio 2001, essi sono: Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia,Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo,Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna[1],

e che

Scopo della BCE[modifica | modifica wikitesto]

Scopo principale della Banca centrale europea è quello di mantenere sotto controllo l’andamento dei prezzi mantenendo ilpotere d’acquisto nell’area dell’euro. La BCE esercita, infatti, il controllo dell’inflazione nell'”area dell’euro” badando a contenere, tramite opportune politiche monetarie (controllando la base monetaria o fissando i tassi di interesse a breve), il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore (ma tuttavia prossimo) al 2%.

Un ruolo analogo di contenimento dell’inflazione è svolto in America dalla Federal Reserve; quest’ultima però, a differenza della Bce, deve contemporaneamente perseguire l’obiettivo politico del pieno impiego[5].

inoltre,

Il Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) comprende, a norma dell’articolo 106 del Trattato sull’Unione europea (il Trattato di Maastricht), la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali dei 28 stati membri dell’Unione europea a prescindere dall’adozione della moneta unica; solo i governatori delle banche nazionali dei paesi appartenenti all'”eurozona“, però, prendono parte al processo decisionale e attuativo della politica monetaria della BCE.

Tale sistema ha per obiettivi

(definiti dall’articolo 2 del Trattato di Maastricht) sono:

  • uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell’insieme della Comunità
  • una crescita sostenibile, non inflazionistica, che rispetti l’ambiente
  • il raggiungimento e il mantenimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale
  • la coesione economica e sociale
  • la solidarietà tra stati membri.
John Maynard Keynes, l'economista del

John Maynard Keynes, l’economista del “New Deal”

Il preambolo era necessario, perché da queste premesse possiamo già constatare, come si legge fra le righe dei pur teoricamente raccomandabili obiettivi, che ci si trovi in ambito keynesiano. Per la “crescita” infatti non ci si riferisce alla via antropologicamente corretta, quella del primato della soggettività della persona umana, della famiglia fondata sul matrimonio, e dei corpi intermedi, e alla partecipazione di ogni lavoratore al capitale e alla gestione d’impresa – nella misura del capitale umano posseduto, valorizzando esponenzialmente le potenzialità di ognuno – come Pier Luigi Zampetti preconizzava nella sua idea di società partecipativa, secondo Dottrina sociale cattolica.

Pier Luigi Zampetti, teorizzatore della

Pier Luigi Zampetti, teorizzatore della “Società partecipativa”, secondo Dottrina sociale

Si fa, invece, un elenco di impossibili buone intenzioni di stampo illuminista, nel tentativo di confondere e tener buono il popolo, nell’ambito della micidiale società dei consumi che lavora in sinergia con la democrazia rappresentativa (vedi al link precedente sulla società partecipativa). Troppo duro?… Questa realtà è confermata, nei fatti, dalle politiche omofile, anti-vita umana e anti-famiglia naturale che vengono da lunga pezza portate avanti dalle classi dirigenti dell’Unione Europea. Parimenti, avviene simmetricamente oltreoceano, dove il presidente Obama si è appena augurato che la Corte Suprema dia il via libera al matrimonio gay. Questi poteri forti stanno cercando di demolire il nostro modello di civiltà, fin dalle fondamenta. Cari amici, dobbiamo tenere ben presente questo drammatico orizzonte anche nelle analisi di carattere finanziario, per poter cogliere appieno il senso delle vicende in argomento. Malissima tempora currunt, e perché le cose un domani vadano meglio, dopo essere andate peggio, dobbiamo comprendere il funzionamento di certi meccanismi.

E dunque, cos’è il QE? La versione che se ne racconta qui, a firma di Valerio Lo Monaco, seppure un po’ fortina, mi pare, fra quelle che ho consultato, abbastanza aderente alla realtà, e compatibile al contesto di oggettiva dominanza dei poteri forti che ho prima descritto.  Si tratta di un articolo del lontano 2010, nel quale ci si riferisce agli USA, ma che in sostanza va bene anche per l’Europa:

La truffa in atto: Quantitative Easing

Le Banche sono insolventi. Fed (e BCE) giocano a “tre carte”. E la illusione regge. Per ora.

Niente paura. Questi termini in lingua inglese – forse è meglio dire lingua economica – indicano un processo messo in atto dalla Fed (e dalla Bce) che non è complesso da capire. Come spesso accade, si tratta di terminologia in grado di suscitare appeal e suggerire meccanismi complessi (in modo da tenere distanti, e apposta, i non addetti ai lavori) ma si tratta in realtà di una cosa banalissima. E, dal nostro punto di vista, non solo in grado di far capire la situazione disastrosa dell’economia nel suo complesso, ma di anche di far comprendere a dovere la natura intrinsecamente fraudolenta delle due istituzioni che applicano tale processo.

Perché ne parliamo? Perché è argomento fondamentale da conoscere, per capire realmente cosa sta accadendo e di conseguenza potersi fare una opinione sulla natura della crisi in corso. E sul futuro. Insomma la funzione che dovrebbe svolgere qualsiasi attore dell’informazione. Se non ne avete sentito parlare sino a ora, se nessuno ve lo ha spiegato, oppure se qualcuno ne ha fatto cenno senza spiegarne il significato, le cose sono due: o non siete attenti a ciò che accade (poco probabile, visto che siete lettori di questo giornale) oppure i media non hanno svolto il proprio compito (volutamente o meno… scegliete voi).

Il concetto si chiarisce davvero in poche righe: con i termini Quantitative Easing (letteralmente: alleggerimento quantitativo) si intende l’acquisto, da parte della Fed, di una parte ingente dei titoli tossici presenti nelle Banche statunitensi (fenomeno presente anche in Europa da parte della BCE). È fondamentale capire come avviene il meccanismo, perché avviene, a quali risultati ha portato fino a ora e – ecco il punto – a quali porterà la prossima volta che verrà applicata (perché ve ne è uno strenuo bisogno). Per il sistema intero e per ogni singolo cittadino.

Il meccanismo avviene in questi termini: la Fed crea denaro e lo dà alle Banche comperando asset tossici al valore nominale o contabile – e non reale: visto che è spazzatura – in modo che queste possano scaricare, in modo sistematico, le perdite, e possano rientrare nei requisiti di riserva (deposito di riserva frazionaria).

Questa soluzione (soluzione si fa per dire…) è avvenuta 18 mesi addietro, quando la caduta di Lehman Brothers e AIG ha aperto il tappo sulla reale situazione: le Banche – praticamente tutte e in tutto il mondo – erano talmente cariche di titoli tossici, ovvero spazzatura, da essere insolventi. Fallite. Impossibilitate a ripagare i propri debiti.

Fu l’oggetto della riunione storica in cui la Fed decise di creare 1000 miliardi di Dollari e di darli alle Banche, perché troppo grandi per farle fallire.

I risultati ai quali si è giunti attraverso il Quantitative Easing sono di due tipi, e hanno una terza conseguenza.

Il primo risultato è quasi nullo: le Banche – e il mondo intero – sono ancora piene di titoli tossici, negli Stati Uniti chiudono al ritmo di diverse al giorno (già centinaia, al momento) non sono riuscite a capitalizzare e per quanto attiene al secondo risultato c’è il fatto che la Fed, per fare l’operazione, ha creato dal nulla – letteralmente: creato dal nulla, con sistemi elettronici o altri mezzi – una quantità abnorme di denaro: ciò comporta la perdita di credibilità del Dollaro (se viene creato dal nulla varrà nulla, no?) dei titoli di stato statunitensi (oltre alla creazione dei debiti di ogni singolo cittadino Usa) e della stabilità economica del mondo (che ci coinvolge tutti). Sintesi: un disastro. Un vero e proprio crimine contro l’umanità. Perpetrato per “non far fallire le Banche”, che invece proprio il fallimento avrebbero meritato.

A conferma di ciò, ecco la terza conseguenza, non si è verificato quello che la Fed sperava, ovvero che le Banche iniziassero e fare le Banche e offrissero credito a chi ne aveva bisogno (per far ripartire investimenti ed economia). Ciò non è avvenuto (e infatti non c’è stata iperinflazione perché, letteralmente, non c’è denaro in giro): le Banche sono talmente in deficit, hanno talmente poca liquidità (sono di fatto insolventi) hanno ancora una quantità così abnorme di asset tossici in cassa, tanto che non possono prestare denaro ad alcuno. In altre parole: hanno drenato ciò che la Fed e i cittadini americani gli hanno dato, e in cambio non hanno fatto nulla, se non – e il che è peggio – continuare a fare né più né meno ciò che hanno sempre fatto e che ha portato alla crisi. Ovvero usura, e affari e speculazioni sulla pelle dei cittadini. Tra le altre cose, e il cerchio si chiude, parte della liquidità offerta dalla Fed alle Banche, è stata utilizzata dalle stesse per acquistare dei Buoni del Tesoro Usa (obbligate a farlo?). Il circolo, come si capisce, è vizioso, oltre che capzioso: la Fed stampa denaro dal nulla e lo dà alle Banche per non farle fallire, e queste lo danno allo Stato (comprando i Buoni) per non farlo fallire. Il classico gioco delle tre carte.

(…)

Che credibilità potrà avere, dalle nostre parti, una operazione analoga della BCE? Chi pagherà, direttamente, per questa mole di denaro creata dal nulla per salvare le Banche?

images (1)Ovviamente, si può immaginare uno switch delle intenzioni, specifico per BCE… dalla volontà di “salvare le banche” a quella della classe partitica europea di “salvare se stessa”, ritardando per quanto possibile il momento nel quale sarà palese che i debiti pubblici degli Stati sono difficilmente solvibili, e che la “crescita” evocata tanto dagli euroburocrati, quanto dal Presidente del Consiglio Renzi, è impossibile… in quanto fondata su basi antropologiche gravemente distorte.

Ma anche, dice qui il Corriere che uno degli scopi dichiarati del QE di Draghi è quello di far salire l’inflazione e svalutare l’euro, per rendere le esportazioni europee più competitive. Anche Renzi ha detto di “sognare la parità tra euro e dollaro”: Così il Corriere:

…La buona notizia è che la Banca centrale europea si appresta ad acquistare titoli pubblici, l’ultimo strumento che le è rimasto per evitare la deflazione. È una novità importante e positiva: fino a poche settimane fa questa ipotesi era considerata anatema da molti europei.

Nel frattempo, ed è la notizia più importante, la nostra economia potrebbe aver raggiunto il punto di svolta: in novembre la produzione industriale ha ricominciato a crescere, con un rialzo dello 0,3% su ottobre, quando ancora si era fermi. Il livello rimane del 10% più basso rispetto al 2008, quindi abbiamo un mare da recuperare, ma non siamo più alla deriva. Gli interventi e gli annunci della Bce hanno già fatto svalutare l’euro rispetto al dollaro del 17% circa, da 1,4 a 1,16. Quando la Banca comincerà i suoi acquisti ci potrebbe essere un ulteriore indebolimento dell’euro. Questo favorirà le imprese esportatrici che grazie al Jobs act cominceranno ad assumere a tempo indeterminato. Ecco la risposta a chi dice che il Jobs act è controproducente. Più domanda con un’offerta bloccata da un mercato del lavoro rigido servirebbe a poco, così come una riforma del lavoro senza domanda non produrrebbe nuovi posti di lavoro. Ma la domanda estera non basta, serve anche quella interna, cioè consumi e investimenti…

Come vedete, siamo sempre in ambito rigorosamente keynesiano, col classico giochetto deflazione-inflazione. All’articolo online risponde in modo pertinente, fra i commenti a piè di pagina, un lettore:

Lettore_548272322 gennaio 2015 | 23:16
 

Anche l’Europa si e’ purtroppo avviata sulla strada della “svalutazione competitiva”. Strada di comodo, strada in discesa ma che alla fine porta solo a risultati temporanei, come insegna l’esperienza che i vari governi della Prima Repubblica hanno accumulato. Risultati che alla fine si trasformano in erosione del potere di acquisto delle famiglie, perdita di valore delle pensioni e quindi meno consumi e meno produzione interna. La strada da seguire da parte di tutti e’ quella della riduzione dei costi, lo smagrimento delle spese, l’ottimizzazione dei processi. In una parola bisogna spendere meno, per liberare risorse che possano andare in consumi, in risparmio, in investimenti. Le aziende, la maggior parte delle aziende private opera in questo senso. Ma i governi e in particolare questo governo di piccoli autocrati che si ergono a grandi statisti, attorniati da uno stuolo di blue-bells (per la parita’ di genere) non dimostra la ben che minima intenzione di mettere mano alle spese per ridurle, e di conseguenza ridurre le tasse. Sarebbe un suicidio politico. Il consenso del PD infatti si basa sulla folla di impiegati statali, regionali, comunali, nonche’ delle varie inutili, dispendiose partecipate, che rappresentano gli stipendifici modello costruiti in tanti anni di consociativismo politico. Figuriamoci se ci si mettono a smagrire quelle faraoniche strutture. Meglio prendersela con chi le tasse gia’ le paga e fargliene pagare ancora di più.

Ovviamente, per par condicio, ricordo qui che le blue-bells ce le aveva anche Silvio, la cui politica anch’essa consumistico/keynesiana – lo sviluppo drogato, a carico del debito pubblico, è infatti bipartizan – faceva anch’essa parte del problema, più che della soluzione.

Nessuno farà le riforme indicate da Lettore_548272322. Nessuno è in grado di fare l’unica riforma davvero necessaria: quella della sussidiarietà dello Stato al cittadino. Per qual motivo i poteri forti  dovrebbero cedere il loro potere, perdere la loro identità e la loro ragion d’essere? L’unica via è che il popolo delle famiglie (GPII, Lettera alle famiglie, 1994) consapevolizzi questa situazione, e sia lui stesso, man mano che potrà evolvere – con l’educazione alla sussidiarietà – e creare una massa critica elettorale, a prendersi pacificamente i suoi spazi di soggettività. E’ una strada lunga, ma possibile.

Infine, sul QE, una cosa che non ho trovato da nessuna parte. Leggo su Wiki, al link che ho già citato, che BCE è dotata di un capitale di 10,76 mld di euro, più un fondo di riserva di 40 mld. Il patrimonio di BCE ammonterebbe a 526 miliardi di (2013). Altri dati in rete, su capitale e patrimonio di BCE, su quali e quante risorse finanziarie siano a disposizione dell’Istituto, stranamente, non ne ho trovati.

Ebbene, se effettivamente così è… come fa BCE a comprare titoli al ritmo di 60 mld al mese, per 18 mesi, pari a circa 1.080 mld di euro? Con quali soldi?… Stampando carta moneta, pare. Senza contare che, vedi lo Stato italiano già praticamente in default, sembra trattarsi di una manovra fittizia: carta poco solvibile contro carta moneta poco solvibile. Meno debito pubblico degli Stati contro maggior debito della BCE, finanziata comunque da quegli stessi Stati, il cui debito pubblico è stratosferico… questo QE ha tutti i requisiti per essere una colossale presa per i fondelli.

Allacciate le cinture, gente. Mentre a Roma si discute, lo schianto finale si avvicina. E’ un meccanismo fisiologico: meno ne siamo consapevoli, più dolore dovremo sperimentare per svegliarci.